La cura CHIVA è il trattamento conservativo emodinamico delle varici, il laser e le altre metodiche sono invece demolitive. L’emodinamicità va di pari passo alla conservazione del drenaggio venoso negli assi safenici ed in gran parte delle collaterali; è la caratteristica essenziale che contraddistingue questa metodica.
La superiorità a 5 e 10 anni dei risultati della cura CHIVA nei confronti dello stripping è validata da 4 trials prospettici randomizzati (RCT).
La cura CHIVA si basa su una rigorosa analisi cartografica delle varici eseguita in orto-dinamismo, è estremamente flessibile ed attuabile in tutti i casi di IVS (insufficienza venosa superficiale), indipendentemente dal calibro degli assi safenici e dalla taglia delle varici che non condizionano i risultati della metodica.
In considerazione di ciò e dei citati RCT, la cura CHIVA è per l’IVS il trattamento di prima scelta.
Tuttavia esistono oggi numerose metodiche per trattare le varici ed è luogo comune affermare che il flebologo moderno deve selezionare i pazienti scegliendo quella più appropriata. Questo però non è vero, perchè la CHIVA è una strategia che si applica a tutte le vene varicose che coinvolgono la safena.
In relazione a questa realtà ci sono varie considerazioni che non possono essere trascurate:
1- le varici sono state suddivise da C. Franceschi nel 1988 in vari tipi di circolazioni private ( shunts ) che tengono conto della presenza o meno di un punto di fuga e della sede del rientro del flusso retrogrado safenico. Le modalità del rientro non influiscono sulle scelte demolitive; al contrario la tipologia del punto di fuga dovrebbe essere sempre valutata in una prospettiva terapeutica sia demolitiva che conservativa;
2- le metodiche per trattare le varici si possono raggruppare in demolitive e conservative emodinamiche( CHIVA ). Le cure demolitive comprendono i vari tipi di stripping e le tecniche di occlusione vasale quali il laser endovenoso, la radiofrequenza, la scleromousse. La finalità è comunque sempre quella di sopprimere il tronco safenico e le collaterali;
3- i criteri di scelta dovrebbero rispondere oggi alla Evidence Based Medicine. La EBM tiene conto dei risultati clinici, e cioè di quanto validato dai RCT. Le decisioni cliniche secondo EBM dipenderanno quindi dall’interazione fra l’utilizzo delle migliori evidenze scientifiche disponibili ( RCT ) e l’esperienza del medico, che però non è esonerato da un aggiornamento professionale continuo.
Per quanto detto, l’etica professionale nel trattamento delle varici si dovrebbe estrinsecare in:
1- conservare ciò che è sano e cercare di recuperare ciò che può essere compromesso solo in modo reversibile;
2- informare il paziente sulla possibilità di usare la safena per un eventuale by pass;
3- informare il paziente sui risultati a distanza delle varie metodiche (RCT).
La tipologia del punto di fuga è l’elemento a comune dei vari trattamenti, demolitivi e conservativi. Analizzeremo con vari esempi come la chirurgia demolitiva non si rapporta con i patterns emodinamici dei punti di fuga, ma bensì quasi tutti li trascura.
Vediamo alcuni esempi e riflettiamo sulla scelta terapeutica:
1- Varici safeniche ad origine ostiale con valvola terminale incontinente.

I fattori da prendere in esame per la scelta terapeutica scaturiscono dalle seguenti considerazioni:
a) è etico demolire una safena solo perché la cross è refluente, associandosi o meno all’incontinenza di altri tratti? La maggior parte delle safene che oggi operiamo hanno un calibro inferiore ai 7 mm., non hanno gozzi, sono incontinenti in media per 3-4/6 della loro lunghezza, il loro calibro si riduce del 30-40 % dopo correzione emodinamica. Le safene tortuose sono < 1‰
b) la prospettiva dei risultati a distanza (RCT).
2- Varici safeniche con incontinenza dell’arco safenico e continenza della valvola terminale. Riguardano il 45% delle incontinenze safeniche. Si associano nell’ 80% a safene che hanno un diametro < 5 mm.
I fattori da prendere in esame per la scelta terapeutica scaturiscono dalle seguenti considerazioni:
a) è etico intervenire sulla cross safeno-femorale anche se continente ?
b) è etico demolire safene così piccole?
3- Punti di fuga di origine pelvica: rappresentano punti di fuga che possono con facilità recidivare dopo il trattamento. La recidiva di un punto di fuga post stripping può dar luogo a recidiva di varici anche in distretti dove prima del trattamento non erano presenti vasi dilatati. In presenza della safena la recidiva varicosa da un punto di fuga è legata alla capacità aspirativa del punto di rientro e fintanto che permane un equilibrio emodinamico non si hanno nuove varici.
Quali sono quindi le tecniche demolitive che trovano una indicazione logica nel trattamento di questo tipo di varici?
4- Shunts ( circolazioni private ) sistolici ( che compaiono durante la fase di contrazione muscolare ): si ritrovano spesso sulla cross safeno – poplitea. Sono caratterizzati dalla presenza di un reflusso non solo diastolico ( che compare durante la fase di rilasciamento muscolare ) , ma anche sistolico diastolico. Talvolta danno luogo ad un reflusso sistolico anterogrado ( diretto verso l’alto ) sulla vena di Giacomini. Il reflusso sistolico è dovuto ad un ostacolo al flusso nella rete profonda che determina un aumento della pressione laterale a livello popliteo. Non esistono, a mio parere, possibilità di trattamento per questa tipologia di varici nell’ambito della chirurgia demolitiva, in quanto uno shunt sistolico è equiparabile ad uno shunt vicariante e dunque non può essere soppresso .
In conclusione il flebologo moderno dovrebbe adattare la sua scelta terapeutica ai pattern emodinamici sopra enunciati ed agli RCT, rispondendo così ai criteri che caratterizzano la EBM.
Nell’esperienza di chi scrive, in questa logica non trova spazio l’indicazione alle scelte demolitive.
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Il problema delle recidive ha molte sfaccettature e deve essere valutato da caso a caso. In ogni caso tenga ben presente che continuare a curare le vene varicose togliendole ancora non è una soluzione efficace.
A me. purtroppo hanno già tolto entrambe le safene già 30 e 25 anni fa (circa) Ora a 63 anni ho molte altre varici anche sulle cosce , è possibile ora utilizzare il metodoCHIVA ?? La ringrazio Manuela Farabegoli